sabato 4 maggio 2013

Cheikh, che lasciò a uno sconosciuto il suo posto sulla Terra.


Quel "grazie" che manca.

20 agosto 2004
Il presidente Ciampi ha assegnato la medaglia d' oro al merito civile a Cheikh Sarr, il giovane immigrato senegalese annegato alla vigilia di Ferragosto per salvare la vita di un italiano.
E’ accaduto poco sotto Livorno, sul litorale di Marina di Castagneto, a pochi passi dalle invisibili ville della nobiltà toscana incastonate in una delle pinete più protette e intatte d' Italia.
Il mare era cattivo, gonfiato da una furente libecciata, e in poche ore, su quella costa, ne ha portati via quattro, incauti o sfortunati. Il quarto è stato Cheikh, ma avrebbe dovuto essere un altro: lo sconosciuto italiano salvato dal gesto generoso e istintivo di un venditore ambulante nero.
La storia, a dispetto della sua moralità quasi didascalica, ha però una coda acida, sgradevole: il salvato, mentre il salvatore moriva, se ne è andato senza un grazie, e di lui non si conosce niente, né il nome né lo stato d' animo.
Nessuno può sindacare più di tanto sugli attimi stravolgenti che spostano in un fiato vita e morte, nessuno è certo, in quei frangenti tempestosi, di sapere come ci si deve comportare. Ma dopo, vuotati i polmoni e sfumata l' angoscia, tornati alla propria casa e alle proprie persone, saputo (perché è impossibile non saperlo) che qualcuno ha regalato per te la propria vita: com' è possibile, dopo, che questo nostro connazionale (tale lo definiscono, con certezza, i testimoni) continui a scappare?
Davanti a quel litorale, nei giorni scorsi, si è cercato per giornate intere, in elicottero, in barca, scrutando la risacca dalla spiaggia, di ritrovare i quattro morti, uno per uno, perché è civile dare sepoltura, e consolante. L' unico corpo mai ritrovato, fin qui, è quello del vivo.
Basterebbe, da parte sua,  una parola, una lettera, una telefonata, un segno di avere capito che cosa è accaduto il 14 agosto a Marina di Castagneto, giorno di salvataggio, ma giorno di salvezza solo se il ragazzo nero Cheikh, in viaggio per il Senegal con al collo la medaglia d' oro della nostra repubblica, potesse ricevere il "grazie" che conta più di tutti, quello dell' uomo al quale ha lasciato il suo posto sulla Terra.

Michele Serra: Quel Grazie che manca
“la Repubblica”, 20 agosto 2004

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Marina di Castagneto Carducci (Livorno), 14 agosto 2004. 
Un bagnante sfida le onde e si getta nel mare impetuoso. Poco dopo si trova in grave difficoltà. 
Cheikh Sarr, un ventisettenne muratore senegalese che abita e lavora a Castagneto Carducci da quattro anni, si tuffa in mare per soccorrerlo. Seguono il suo esempio un altro uomo, Francesco Candeliere, 23 anni, amico e collega di lavoro del senegalese, e due donne, madre e figlia. 
L’incauto bagnante viene salvato, ma Cheikh Sarr sparisce in mare. Il suo corpo viene ritrovato due giorni dopo, a poca distanza dal luogo ove era scomparso. 
Il Sindaco di Castagneto Carducci, Fabio Tinti, propone, subito, al Consiglio Comunale, di concedere la cittadinanza onoraria al giovane senegalese morto da eroe. 
Il 19 agosto, a Donoratico, si svolge, con rito musulmano, la cerimonia funebre. Poco prima, direttamente dal Quirinale, giunge la “lieta novella”: il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, conferisce, «motu proprio», a Cheikh Sarr, la medaglia d’oro (alla memoria) al valor civile (la massima onorificenza civile), motivandola così: 
«Udite le invocazioni di aiuto di un bagnante in grave difficoltà, si gettava in mare, unitamente ad altre persone, per cercare di soccorrerlo. Dopo aver compiuto il salvataggio veniva sopraffatto dalla violenza del mare, che lo trascinava lontano, senza possibilità di scampo. Fulgido esempio di eccezionale coraggio, nobile spirito di altruismo e preclara virtù civica». 
Grazie, Presidente, per questo Suo importantissimo riconoscimento, che rende onore a questo giovane eroe dei nostri tempi. 
Cheikh Sarr lascia la moglie, Hadi, di 22 anni, e la piccola Yassin, di soli 16 mesi, che vivono a Touba, in Senegal. 
Lo stipendio di questo sfortunato muratore era l’unica fonte di sostentamento dell’intera famiglia. Subito è scattato il meccanismo della solidarietà. Il Comune di Castagneto Carducci ha provveduto alle spese funerarie [n.d.r.: la salma giungerà domani, 22 agosto, in Senegal]; la Provincia di Livorno si è attivata per l’adozione a distanza della famiglia. Il Presidente della Provincia di Firenze ha proposto a tutti i Comuni di intitolare una via alla memoria di Cheikh. La Provincia di Pisa ha annunciato l’intenzione di «intensificare il dialogo sia con il Senegal, sia con i suoi cittadini che vivono e lavorano in questa collettività». In pochissimi giorni sono già stati raccolti 4.000 Euro [n.d.r.: il Comune di Castagneto Carducci e il quotidiano Il Tirreno hanno aperto un conto corrente bancario. Chi volesse aiutare la famiglia di Cheikh Sarr può versare un contributo sul conto corrente n° 000001294657 della Cassa di Risparmio di Livorno, Viale Alfieri, ABI 06015, CAB 13901]. 
E il turista bianco salvato da Cheikh Sarr? Chi fine ha fatto? Dieci minuti dopo il salvataggio si è alzato e, senza neanche degnarsi di dire «grazie», se ne è andato via, senza lasciare traccia di sé. Si sa solo che è un italiano, di corporatura robusta, sui 35-40 anni. Preferisco non dire nulla su di lui... 
Concludo, riportando, qui di seguito, integralmente, il commento di Stefano Cecchi, un grande giornalista. 
«Chissà dov’è collocato il sottile confine fra l’incoscienza e l’altruismo, fra la quotidianità e l’eroismo. Chissà cosa avrà spinto un ragazzo senegalese di 27 anni, arrivato in Italia a tentare una vita distante dalla fame, ad accorrere al richiamo di un uomo in difficoltà, affrontare le onde di un mare in tempesta, salvare lo sconosciuto, ma non riuscire, poi, a salvare se stesso. 
C’è qualcosa di antico nel gesto di Cheikh Sarr, muratore senegalese ritrovatosi eroe senza poterlo sapere. Qualcosa di distante da questi anni egoisti. Come se il senso spontaneo del soccorso, come se l’accorrere al solo richiamo di una persona in difficoltà, fosse ancora nei cromosomi di una società troppo spesso smarrita sui suoi valori. 
Forse, anche per ciò, il gesto di questo muratore senegalese, morto per altruismo su una spiaggia delle vacanze, ha toccato il cuore di molti. Il Presidente Ciampi ha voluto onorare il ricordo con una medaglia d’oro al merito civile. Altri, come il Vicepresidente della Camera, Fabio Mussi, hanno scelto di partecipare ai funerali per commemorare il gesto. Altri ancora si sono offerti di aiutare la famiglia, in Senegal. Gesti forti, che non possono evitare, però, altre riflessioni. Amare. 
Mentre Cheikh, infatti, offriva la propria vita al senso naturale di altruismo, il turista salvato sceglieva di non dire neppure grazie. Ancora oggi, nonostante i ripetuti appelli, è sparito. Di lui si sa soltanto che è giovane e italiano. Poco, ma tragicamente molto. 
Così, questo sconosciuto africano e il suo gesto ultimo, ci obbligano, ci inchiodano a ripensare al nostro approccio con gli altri mille, diecimila, centomila Cheikh che non hanno avuto la loro tragica occasione per dimostrare il loro senso etico. Quanti ce ne sono fra coloro che qualcuno vorrebbe cannoneggiare, altri rinchiudere in ghetti, altri ancora semplicemente ignorare? 
Far nascere, in noi, un altro rispetto verso il diverso, un’altra consapevolezza. Riscoprire il senso antico dell’accoglienza, che avevamo, ma che questi tempi, feroci e privati, hanno offuscato. Forse questo, semplicemente, dobbiamo a Cheikh, se non vogliamo che il suo gesto resti bello e inutile, come una medaglia, una commemorazione, un commento sui giornali d’agosto». 


Corgiu



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