sabato 20 dicembre 2014

La spiaggia "d'oro"


I trecento metri di questa spiaggia corrispondono a neppure il 10 % delle spiagge cittadine e a circa il 3% delle spiagge di tutto il Comune di San Vincenzo. Nonostante questo, hanno già assorbito circa l'85% delle spese totali effettuate negli ultimi anni dal Comune per opere di "protezione e ricostituzione" delle spiagge.
Fra realizzazione di pennello e suo allungamento, posa in opera di salsiccioni, realizzazione di scogliere soffolte e, naturalmente, uno o due ripascimenti all'anno negli ultimi tre anni, su questa spiaggia "d'oro" sono già finiti circa 600 mila euro, finiti tutti completamente in fumo, non appena il mare ha deciso di riportarla alle dimensioni che ha sempre avuto dagli anni Settanta in poi (vedi foto satellitari sotto: 1988 e 1996)


Ma non basta. Il prof. Pranzini: grande esperto stimato in tutta la Toscana, dice Russo, scordandosi di avere detto le stesse IDENTICHE parole per il poi tanto vituperato (al costo di 100 mila euro) prof. Aminti; appunto Pranzini sta studiando "le dinamiche della costa" per un compenso (preliminare) di 40 mila euro. Dall'articolo si capisce che nessuno ha la più vaga idea di che fare, ma che nessuno pensa nemmeno di fare l'unica cosa logica e regionevole e cioé: smettere di fare!

Invece i 700 mila euro che pare stiano per arrivare, non saranno impiegati per qualcuna delle tante vere emergenze del paese, ma è già deciso saranno, in gran parte, prontamente affogati per allargare la barriera davanti alla spiaggia d'oro e, naturalmente, per tanti bei ripascimenti (tanti quante saranno le mareggiate) per riallungare e ripulire sempre la stessa spiaggia d'oro.
Ovviamente saranno immancabilmente  interventi "a perdere" come tutti quelli precedenti, nella vana speranza, di imbroccare, per puro caso, quello giusto.
Ma invece, smettere di bruciare montagne di denaro pubblico e lasciare che quella spiaggia (quasi tutta "privata") resti come la vuole il mare e cioè esattamente, anzi un po' meglio di com'era negli anni Settanta, Ottanta, Novanta e Duemila, no? Perché no? Qualcuno sa dare una spiegazione ragionevole?

Foto aerea dell'anno 2000
L'articolo non dice però che, nonostante il titolo, quella spiaggia, nell'attuale situazione, anche "divorata", è pur sempre assai più lunga di come è sempre stata dagli anni settanta in poi. Eppure tutti se la ricordano bene. 
Prima del nuovo porto, col mare appena increspato, per non bagnarsi i piedi bisognava passare fra le palafitte sotto ai due ristoranti. Ora, anche con la spiaggia "divorata" la situazione dimensionale è migliore di prima e, nella zona nord, più vicina al pennello, molto migliore.
Quindi quest'emergenza apocalittica, dove sta?
Nelle due foto di lato e sotto com'era quella spiaggia nel 2000. Cortissima, con le costruzioni sulla spiaggia quasi a filo battigia. Se ora è "un'emergenza", nel 2000 cos'era? una catastrofe nucleare? Eppure non si ricordano questi titoli di giornale.


La spiaggia durante la costruzione del porto (estate 2007 con mare calmo). Il bagno  Nettuno qui aveva circa 40 ombrelloni, di cui la metà nell'acqua. Ora ne ha circa 180, tutti all'asciutto. Il Serendipity era quasi in acqua, ora è ben lontano.
Emergenza. Spiaggia divorata. Dove? Quando?

Sotto. Come si presenterà la spiaggia d'oro dopo altri 37 ripascimenti, con la tinozza soffolta finalmente riempita, e l'ampliamento delle concessioni balneari (con semplice SCIA) permesso automaticamente, e senza limiti, nel Granducato di San Vincenzo, quando la spiaggia si allunga 



martedì 9 dicembre 2014

L'enigma delle cosiddette "case mobili" del Paradù e del Park Albatros

La Regione Toscana, anni fa, con la legge regionale 42/2000, all'art. art. 29, comma 2°, ha previsto che: 
«è consentita in non più del 40 per cento delle piazzole l’installazione di strutture temporaneamente ancorate al suolo per l’intero periodo di permanenza del campeggio nell’area autorizzata, allestite dal titolare o gestore e messe a disposizione degli ospiti sprovvisti di mezzi propri di pernottamento»,
inoltre:
«Nei campeggi le caratteristiche dell’ancoraggio delle strutture temporaneamente ancorate al suolo devono consentire, qualora la destinazione dell’area non sia più a campeggio, la loro rimozione e il ripristino delle condizioni naturali del sito. È consentito l’allacciamento di tali strutture agli impianti di presa d’acqua, scarico, elettricità, purché realizzati con attacchi smontabili
Infine la Regione, rilevando il contrasto con il Testo Unico nazionale (che prevede la necessità del permesso a costruire), con apposita Circolare 16/4/2014 n. 313  ha precisato che
«la realizzazione di tali allestimenti mobili non necessita di permesso di costruire, laddove detta collocazione sia effettuata in conformità alle leggi regionali applicabili e al progetto già autorizzato con il rilascio del permesso di costruire per le medesime strutture ricettive

La normativa non appare un modello di chiarezza, ma sembrerebbe liberalizzare (parrebbe solo all'interno dei campeggi autorizzati e con il limite del 40%,) l'installazione di strutture leggere, poi denominate volgarmente "case mobili" che possano essere asportate alla cessazione dell'attività del campeggio, senza lasciare traccia.

Questa liberalizzazione (possibilità di installare le strutture senza permesso a costruire, senza indici volumetrici da rispettare e con una semplice comunicazione) trova però un limite nelle zone a vincolo paesaggistico, e cioè in quelle entro i trecento metri dal mare, lungo i fiumi e nei boschi.
In queste zone, prima di installare liberalmente le cosiddette Case mobili, è necessario ottenere il "permesso paesaggistico" previo parere della Commissione paesaggistica e della Soprintendenza.

A seguito di questa normativa, in Toscana sono fiorite migliaia di bungalow, casette, case mobili, nei campeggi, ma non solo; rispettando il limite del 40%, ma non solo; ottenendo preventivamente il nulla osta paesaggistico, ma non sempre; in una babele di interpretazioni differenti, a seconda dei vari Comuni.
Ora molti nodi stanno venendo al pettine, con interventi della magistratura che, pare abbia rilevato errori e illegittimità da parte di molti gestori, ma anche da parte di molti Comuni.
Se così fosse e si arrivasse alla demolizione (perché tale sarebbe in pratica) di centinaia o migliaia di queste Case mobili, il danno sia patrimoniale che occupazionale potrebbe essere ingentissimo.
In questo caso si confermerebbe la circostanza più volte verificatasi di Comuni che per una malintesa generosità nel volere aiutare le iniziative economiche in campo turistico, si mostrano, col privato imprenditore, collaborativi e di manica larga, spingendolo a iniziative rischiose, che una volta che dovessero rivelarsi illegittime, comporterebbero danni enormi ed effetti controproducenti, sia per il privato che per la comunità.
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Queste sono le casette del Paradù (ex Club Mediterranee di Pianetti), al momento del loro arrivo. Ancora al rustico, semplici gusci vuoti.

Qui sotto le stesse casette (dalle dimensioni medie di 50 mq, 25+25)  dopo essere state attrezzate, allacciate, cablate, rifinite, climatizzate, arredate, accessoriate, con finiture da 5 stelle.
A questo punto ogni loro movimentazione, asportazione, o smontaggio, si risolverebbe, dal punto di vista finanziario, nella  loro demolizione.













Questo è il teatro all'aperto del Paradù (quello che ci vorrebbe per l'estate a San Vincenzo, nel prato accanto alla Cittadella) al costo equivalente a quello di un inutile ennesimo ripascimento.

Questa è l'immancabile e inesorabile concessione balneare, con espulsione della fruizione libera del litorale,  che è sempre l'inevitabile contorno e conclusione di questi insediamenti turistici. 
Nessuna remora e nessun timore nel trasformare una spiaggia selvaggia, naturale e ancora straordinariamente intatta in una parodia di Riccione.

Qui sotto siamo invece all'Albatros di San Vincenzo.
Casette più nazional popolari, in stile simil camperistico, ma con tipologia e dimensioni simili a quelle del Paradù.
Anche qui siamo in zona paesaggistica (bosco) con necessità del permesso paesaggistico.
Per ora resiste la spiaggia libera e l'arenile del parco naturale di Rimigliano non è stato ancora occupata da strutture fisse, con grande soddisfazione della grande maggioranza degli ospiti del campeggio, specie quegli stranieri.





Come andrà a finire con tutte le ordinanze di asportazione e i sequestri penali sia di Bibbona che di Castagneto?
E' difficile dirlo, ma certo se finisse male, una grandissima parte di colpa l'avrebbero anche i Comuni, che a forza di spingere per grandi e rischiose iniziative private quasi sempre a suon di nuove costruzioni (mobili o peggio ancora fisse e in muratura), finiscono spesso involontariamente per contribuire a mandare in rovina attività che, mantenute ad un livello più ragionevole e compatibile, avrebbero potuto tranquillamente continuare a prosperare.
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Rimigliano è un tipico esempio, dove l'incoraggiamento e l'appoggio ostentato del Comune hanno spinto l'imprenditore, prima a comprare il terreno ad un prezzo eccessivo, e poi cercando di moltiplicare i metri cubi realizzabili, con l'utilizzo di voliere e concimaie disperse fra i rovi, la procedura comunale, prima si è complicata e poi, di fronte alla dura realtà del rispetto almeno formale della regolarità amministrativa,  si è auto-aggrovigliata, durando così tanti anni da far passare inesorabilmente il momento propizio.

P.S. - 14/12/2014 ore 22,30
Siccome questo post ha suscitato reazioni immotivate, dettate da una lettura affrettata e forse dall'emotività comprensibile del momento, aggiungo, per agevolazione della lettura e della comprensibilità, questo breve riepilogo sintetico, ma oggettivo di quanto sopra detto:
1) C'è una legge regionale Toscana ed una recentissima Circolare esplicativa, che permettono, in Toscana, a differenza che nel resto d'Italia, l'istallazione (sottoposta ad alcune regole e limitazioni) delle cosiddette "case mobili"
2) Nelle zone di rispetto paesaggistico è comunque indispensabile la preventiva autorizzazione paesaggistica.
3) In Toscana sono state installate migliaia di case mobili in molti comuni, in diverse circostanze, applicando regole diverse e non omogenee, dovute anche alla scarsa chiarezza della normativa; tanto che ho definito questa faccenda: un vero e proprio "enigma".
4) In molte località la magistratura (a Donoratico) o gli stessi Comuni (a Bibbona) hanno contestato errori e illegittimità preannunciando la necessità di rimuovere molte centinaia di queste case.
5) Nel caso del Paradù, con le finiture raffinate di cui quelle case sono dotate, un'eventuale "rimozione" equivarrebbe finanziariamente ad una demolizione. E il danno sia patrimoniale che occupazionale potrebbe essere ingentissimo.
6) Ho mostrato il teatro all'aperto come esempio di ottima struttura che si dovrebbe realizzare anche a San Vincenzo che ne avrebbe d'estate un grandissimo bisogno.
7) Ho mostrato la Concessione balneare con ombrelloni fissi di vario tipo, regolarmente autorizzati, ma a mio parere, incompatibili con quel litorale naturale e ancora intatto. Rallegrandomi poi che all'Albatros  non sia stata mai concessa, con soddisfazione degli stessi clienti del campeggio, specie stranieri.
8) Non ho dato alcun giudizio sulla vertenza in corso (definita un vero e proprio ENIGMA) e non ho fatto alcuna previsione sul suo esito, non conoscendo alcuni elementi indispensabili, e comunque, anche se li avessi avuti, non mi sarei mai permesso di dare giudizi su una vertenza giudiziaria in corso.
9) Ho concluso dicendo che se questo "enigma" dovesse finire male (cosa che non mi auguro affatto) le conseguenze sarebbero rovinose e che anche il Comune ne porterebbe una grave responsabilità.
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C'è qualcosa di non vero in tutto questo?
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Aggiornamento 24/1/2015
Se quanto riferito sopra dai giornale corrisponde al vero, e cioè che l’accusa di lottizzazione abusiva è decaduta e per confermare il sequestro i PM hanno dovuto ripiegare su contestazioni del tutto nuove quali;
- alcune difformità rispetto all’ autorizzazione paesaggistica, probabilmente marginali, visto che non erano state neppure rilevate in prima battuta,
- mancanza o insufficienza della pratica antisismica al Genio Civile che però per strutture prefabbricate di quel tipo (certificate all’origine) è discutibile che sia davvero indispensabile.
Sinceramente a questo punto, senza sapere come la vertenza potrà davvero finire, il sequestro della struttura esistente, con i danni gravi e irreparabili che ne conseguono, comincia ad apparire un provvedimento piuttosto vessatorio.
La denuncia dei proprietari e il blocco dell’installazione di nuove casette, sarebbero apparsi provvedimenti più ragionevoli e più logici del sequestro preventivo dell’intera struttura. Qual’era il pericolo imminente da scongiurare col sequestro? Non è facile capirlo. Non certo il rischio sismico, visto che, al di là della necessità o meno della pratica, si tratta di strutture paragonabili, dal punto di vista del rischio sismico, alle roulotte.
E poi le irregolarità paesaggistiche, se marginali, e sismiche se formali, possono essere sanate presentando un accertamento di conformità.
Se le casette fossero state case abitate da residenti, ci sarebbe stata di certo la denuncia, ma quasi certamente non ci sarebbe stato il sequestro e lo sgombero.
Dopo gli ultimi sviluppi comincia ad aleggiare l’idea che il mantenimento del sequestro anche dopo la caduta delle ipotesi di reato più gravi, sia frutto di un’impuntatura. A meno che, ovviamente ci siano altri elementi e altre gravi motivazioni finora non trapelate dalle cronache.
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Aggiornamento del 5/2/2015
Sostanzialmente, come era stato previsto a seguito della caduta delle accuse più gravi, si tratta di un accertamento di conformità (paesaggistico e antisismico) per le casette esistenti e di un ridimensionamento del numero di quelle ulteriormente previste. Il problema a questo punto saranno i tempi di conclusione della pratica. Non tanto per l'iter comunale che sarà speditissimo, ma piuttosto per i passaggi di competenza della Soprintendenza e del Genio Civile, che non sono mai molto celeri. Al contrario il provvedimento finale di dissequestro, se le cose stanno così come apparse sulla stampa, dovrebbe essere pressoché immediato.
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Per la cronaca. Cosa prevedeva e cosa prevede oggi il testo unico nazionale dell'edilizia in materia di case mobili. Ripeto: norma comunque priva di alcuna rilevanza, rispetto agli immobili di cui sopra, soggetti esclusivamente alla legge regionale.

Fino al 2013
D.P.R. 6 giugno 2001, n. 380 - Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia
Art. 3 - Definizioni degli interventi edilizi
3e) "interventi di nuova costruzione"
3e.5) l’installazione di manufatti leggeri, anche prefabbricati, e di strutture di qualsiasi genere, quali roulottes, campers, case mobili, imbarcazioni, che siano utilizzati come abitazioni, ambienti di lavoro, oppure come depositi, magazzini e simili, e che non siano diretti a soddisfare esigenze meramente temporanee

Dal 2013 al 2014
D.P.R. 6 giugno 2001, n. 380 - Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia
Art. 3 - Definizioni degli interventi edilizi
3e) "interventi di nuova costruzione"
3e.5) l’installazione di manufatti leggeri, anche prefabbricati, e di strutture di qualsiasi genere, quali roulottes, campers, case mobili, imbarcazioni, che siano utilizzati come abitazioni, ambienti di lavoro, oppure come depositi, magazzini e simili, e che non siano diretti a soddisfare esigenze meramente temporanee ancorché siano installati, con temporaneo ancoraggio al suolo, all'interno di strutture ricettive all'aperto, in conformità alla normativa regionale di settore, per la sosta ed il soggiorno dei turisti;

Dopo il 2014 (testo vigente)
D.P.R. 6 giugno 2001, n. 380 - Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia
Art. 3 - Definizioni degli interventi edilizi
3e) "interventi di nuova costruzione"
3e.5) l’installazione di manufatti leggeri, anche prefabbricati, e di strutture di qualsiasi genere, quali roulottes, campers, case mobili, imbarcazioni, che siano utilizzati come abitazioni, ambienti di lavoro, oppure come depositi, magazzini e simili, e che non siano diretti a soddisfare esigenze meramente temporanee ancorché e salvo che siano installati, con temporaneo ancoraggio al suolo, all'interno di strutture ricettive all'aperto, in conformità alla normativa regionale di settore, per la sosta ed il soggiorno dei turisti;

Quindi, anche se la cosa non ha per noi interesse, solo dal 2014 per il Testo Unico, le case mobili per turisti, non sono più considerate come "interventi di nuova costruzione". Prima del 2014, invece sì.

sabato 29 novembre 2014

Protezione e allungamento delle spiagge - Ne valeva davvero la pena?


La spiaggia "d'oro"
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Come si presenta la spiaggia fra il Porto e la foce del Renaione, oggi, alla fine di novembre del 2014. (foto Il Tirreno - PaBar)
300 metri di spiaggia che hanno assorbito negli ultimi anni la grandissima parte dei circa 800.000 euro, investiti sulle spiagge del Comune, fra inutili pennelli, inutili salsiccioni, inutili scogliere e ripetuti inutilissimi ripascimenti.


Questi sono una parte dei soldi spesi per la "protezione" e allungamento di quella spiaggia. Non sono tutti perché alcune spese sono difficili da ritrovare e quantificare, come ad esempio quelle relative alla realizzazione del pennello e all'ultimo improvviso ripascimento fatto coi trattori fra i bagnanti alla fine di maggio 2014 e altre non recuperabili che portano il totale effettivo a circa 800.000 euro.


Per ora tutto quanto speso si è rivelato praticamente del tutto inutile, quanto meno a giudicare dai risultati.  Altre ingenti spese sono previste prossimamente per continuare testardamente coi tentativi di realizzare, a suon di costosi e assurdi ripascimenti, in quel punto una spiaggia lunga, che lunga non è mai stata, neppure prima della costruzione del nuovo porto e che lunga non potrà mai essere perché la presenza del porto, la morfologia dei fondali e delle correnti non lo consente e perché il mare "non vuole".
L'unico risultato (peggiorativo) è stato quello di inondare la spiaggia di sassi provenienti dalla lenta frantumazione delle nuove scogliere soffolte.

Sono solamente 300 metri di spiaggia sui 3.200 di litorale cittadino e sui 10.000 di litorale del Comune. 300 metri che però hanno già assorbito da soli più di 2.000 euro per ogni metro di spiaggia.
E altri ne assorbiranno in continui e inutili ripascimenti.
Ma ne vale davvero la pena? E poi è giusto?



Qui sopra i lavori di uno dei tanti costosissimi e inutili ripascimenti per realizzare una spiaggia dalla lunghezza mai vista a memoria d'uomo (e di foto aeree), che il mare, quando ha deciso di farlo, si è sempre portato via nel giro di poche ore di mareggiata.
Perché volersi testardamente ostinare contro ogni logica e contro ogni evidenza a cercare di "obbligare" (inutilmente, è ovvio)  il mare a tenersi una spiaggia dalle dimensioni che lui non ha mai visto e che non vuole vedere?
Basta guardare le foto aeree qui sotto per rendersi conto che, (almeno a partire dalla realizzazione del primo porticciolo) la lunghezza naturale di quella spiaggia è sempre stata più o meno  (forse anche meno che più) quella ridotta attuale, dopo l'ultima mareggiata di novembre.
L'unico atteggiamento logico e razionale (a meno di non volere demolire completamente il porto, riportandosi alla situazione di costa degli anni sessanta) è quello di  convincersi realisticamente che la lunghezza di quella spiaggia è ormai quella "storica" e adeguarsi quindi a quelle dimensioni ridotte, certo meno confortevoli, ma sopportabili, come lo sono state, almeno negli ultimi quarant'anni. 



Sentir parlare di nuove centinaia di migliaia di euro da continuare a gettare nel pozzo senza fondo degli studi dei luminari, spacciatori di olio di marmotta, che vendono la stessa merce avariata a tutti gli enti costieri creduloni, e sopratutto nel paniere sfondato dei ripascimenti a perdere che il mare ha ormai dimostrato di sapersi rimangiare ogni volta in poche ore, fa rabbrividire, specie pensando ai mille altri importanti bisogni e necessità del Comune, che con investimenti di questa portata si potrebbero  risolvere, ma  DEFINITIVAMENTE e senza che il mare distrugga inevitabilmente tutto ogni anno.



foto aerea 1988

foto aerea 2000



sabato 22 novembre 2014

I misteriosi e silenti collaudatori del Porto di San Vincenzo - Son sempre i soliti del 2010 o sono stati sostituiti?


23 novembre 2014
COLLAUDO DEL PORTO
I silenzi e le memorie labili che ingenerano nuovi dubbi inquietanti.

Ipotesi A o Ipotesi B ?
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Sappiamo, - lo dichiarò ufficialmente Bandini in Consiglio Comunale il 30 maggio 2011 - che i collaudatori tecnico amministrativi del porto, nominati fin dal 2010, sono (erano?) i seguenti:
1) ingegner MARIO NICCOLAI (collaudatore capo - già autore del collaudo statico)
2) ingegner VASCO ANTONELLI per l’antincendio e sicurezza
3) ingegner MAURIZIO VERZONI per le opere marittime.
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Son passati ormai 4 anni e mezzo dall’ ”INAUGURAZIONE” del porto e dal teorico inizio delle operazioni di collaudo. Il silenzio su queste operazioni è sempre stato rigoroso (salvo l’indiscrezione sfuggita a Bandini nel maggio 2011), e ora dopo il TEMPO SPROPOSITATO che è passato senza che una sola foglia si sia mossa, i dubbi si affollano sempre più numerosi e preoccupanti.
1) E’ possibile che tre stimati e responsabili professionisti incaricati del DELICATO COLLAUDO di un’importante opera pubblica, già aperta al pubblico da oltre quattro anni, che appare presentare palesi difetti e inosservanze delle norme di sicurezza (scale fuori norma, ringhiere e corrimani fuori norma, barriere architettoniche macroscopiche, ostacoli pericolosi, salti a tradimento, inciampi orrendi di ogni tipo, pavimenti scivolosi, solo per parlare di quelle più macroscopiche e rilevabili “ictu oculi”) e quindi con evidenti rischi per la pubblica incolumità, accettino di far trascorrere tutto questo tempo, senza procedere al collaudo (positivo o negativo che sia) nel completo silenzio e senza neppure mettere in mora (almeno per quanto si sappia) Comune e Sales, o dimettersi motivatamente dall’incarico?
Una tal circostanza, visti i rischi ai quali sono ormai anch’essi esposti insieme a Comune e Sales, appare in effetti scarsamente comprensibile e, a questo punto, assai improbabile.
2) L’assessore Russo nel consiglio comunale del 23 settembre (vedi sotto) ha dichiarato che “la terna di collaudo”… “è stata avviata in agosto” (quindi solo nell’agosto 2014).
I casi son due. O l’assessore non sapeva di cosa stesse parlando. Oppure lo sapeva benissimo e si riferiva alla nomina di una nuova terna di collaudatori (a questo punto evidentemente diversi) avvenuta recentissimamente, questo agosto.
3) Sarebbe bastato che l’Assessore avesse letto i nomi dei tre collaudatori e il mistero sarebbe stato subito chiarito. Invece dopo aver chiesto ai consiglieri perdono per la sua cattiva memoria, ha dichiarato di non ricordare i nomi. Neppure di uno dei tre…. Gli è scappato detto che, comunque se li era scritti da qualche parte, ma ha tralasciato accuratamente di leggere quei nomi sul suo appunto.
A questo punto, senza voler fare alcuna dietrologia, ma facendo solo ESERCIZIO DI LOGICA "deduttiva", restano solo queste due possibilità:
A)
I collaudatori incaricati sono gli stessi del 2010 citati da Bandini e in questo caso:
a1) L’assessore Russo il 23 settembre non sapeva di cosa stesse parlando
a2) Questi collaudatori si sono “ibernati” da ormai più di 4 anni, senza dare alcuna notizia sulla regolarità, rispondenza alle norme di legge e sicurezza del porto e delle piazze, nonostante che l’opera da collaudare sia già aperta al pubblico ignaro da più di quattro anni.
……………………………….. OPPURE
B)
Nell’agosto 2014 è stata davvero nominata una nuova terna di collaudatori, e in questo caso:
b1) L’assessore Russo il 23 settembre sapeva benissimo di cosa stesse parlando
b2) I precedenti collaudatori incaricati si sono dimessi per l’impossibilità materiale di poter procedere al collaudo.
………………….oppure
b3) I precedenti collaudatori sono stati sostituiti con nuovi tecnici, da parte del Comune, a causa della mancata emissione in tutti questi anni del certificato di collaudo o per altra causa non pubblicamente conosciuta.
Tertium non datur.
Al Comune, e all’assessore, se mai ritroverà il biglietto dove si era appuntato i nomi, l’arduo compito di chiarire (magari anche ai giornali):
Ipotesi A o ipotesi B ?
foto di Rimigliano San Vincenzo.

foto di Rimigliano San Vincenzo.

COLLAUDATORI del PORTO
Si cercavano da tempo i nomi misteriosi dei collaudatori negli anfratti più reconditi del Comune, assoldando spie e informatori. Ma, niente, il riserbo di chi "sapeva" era rigorosissimo e i documenti riposti al sicuro in una cassaforte dalla combinazione inespugnabile.
Poi la memoria, che con l'età comincia a declinare vistosamente, ha avuto un sussulto improvviso e, dopo una beve ricerca, ecco le risposte spiattellate in un documento ufficialissimo (delibera C.C. n. 50 del 30/5/2011) di cui ci si era vergognosamente scordati.
E' lo stesso attuale sindaco che fa la storia dei collaudatori, i loro nomi, le difficoltà nelle quali si dibattevano allora, a seguito della caterva di irregolarità rese pubbliche in un mega post fotografico pubblicato su "Lavori in corso" e la richiesta di rigore da parte del Comune.
Poi, da allora, il silenzio ed il riserbo è sceso sull'argomento. Silenzio talmente rigoroso che aveva fatto scordare quell' epifania da parte dell'assessore Bandini.
Resta il mistero dell’assessore Russo che ha annunciato al Tirreno (28 settembre) la nomina dei collaudatori, datandola ad agosto 2014, ed il silenzio di quasi quattro anni sui lavori di questi silenziosi e sotterranei collaudatori, che si spera concluderanno il loro lavoro entro il termine del nostro ciclo vitale, in modo da poter visionare e commentare i contenuti di questo appassionante e ormai infinito (credo ci si avvii al record europeo, all-time) collaudo.
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delibera C.C. n. 50 del 30/5/2011
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