Giorni
di Ferragosto all’isola d’Elba.
Folla
spensierata di turisti e villeggianti che assistono ai fuochi artificiali. I
bimbi si divertono. L’atmosfera è tranquilla, rilassata.
Un
venditore ambulante nero, di mezza età, inginocchiato in uno spazio libero,
stende il suo tappetino bianco disponendovi sopra con cura la sua povera e
scarsa mercanzia. E’ un abusivo?, forse sì, ma forse invece è fra quelli
autorizzati dal comune. La merce che
proverà a vendere sono piccoli oggetti senza pregio, da qualche euro. Di certo
non fa concorrenza a nessun negozio.
Al
buio e per terra è quasi invisibile. Sa che la gente non girerà nemmeno lo sguardo e che probabilmente
quella sera non venderà nulla. Ma, prima di andare a dormire nell’anfratto che è riuscito a trovare, deve provarci. Anche 3-5 euro per lui che in tasca non ha
niente, sono importanti.
E’
silenzioso, discreto, mansueto. In nessuno dei pochi che lo notano suscita
sentimenti di avversione.
Eppure
c’è un giovane italiano che da un po’ lo sta fissando, che se potesse lo manderebbe via,
che si arrovella temendo che i figli dei turisti che guardano i fuochi non si
rendano conto di quanto quell’uomo col tappetino è dannoso per la società italiana,
così ordinata, disciplinata ed efficiente. Teme anche che quei bambini non ne abbiano paura, o che
addirittura ne possano provare umana simpatia.
Non
sa cosa fare, ma l’ avversione per quel povero cristo monta dentro di lui,
facendolo star male.
Così
lo fotografa e, nonostante sia in vacanza coi suoi amici, si affretta a postare
quella foto che gli sembra così scandalosa, deridendo "lui" e il suo povero "negozio" costituito dal tappetino e invocando che qualcuno faccia finalmente
cessare simili indegni spettacoli.
Poi
due giorni dopo, siccome la rabbia non è passata, insiste ancora sugli
ambulanti con la roba a terra (un’ossessione questa) e s’immagina (nella mente agitata), un bambino italiano che a vedere quegli esseri poco rassicuranti si stringe impaurito al babbo, e allora si compiace di questa saggia, anche se solo da lui immaginata, paura ("ha già capito tutto") e auspica infine che qualcuno
dia lo stop definitivo a tutti i "vu’cumprà", come quello del tappetino, cacciandoli una buona volta dall’Italia.
Uno
si chiede come mai, quei poveri ambulanti neri, miti e inoffensivi, debbano
suscitare tanta avversione e malevolenza in un giovane italiano istruito,
ricco, che fa la bella vita, girando con una fiammante alfa sportiva rossa compratagli
dai genitori.
Eppure
quei poveri ambulanti neri sono ragazzi o uomini esattamente come lui, solo enormemente
più sfortunati, con alle spalle storie spesso terribili, la cui massima
aspirazione nella vita è solo quella di sopravvivere, se possibile con un briciolo di dignità. E nonostante tutto, salvo
rare eccezioni, sono in massima parte
miti, sorridenti, giudiziosi, come forse nessuno di noi riuscirebbe ad essere nelle loro condizioni.
Niente
da fare. Non riesce a nascondere la sua avversione per loro. Anzi deve
comunicarla a tutti sul suo profilo facebook pubblico. Fosse per lui li
rimanderebbe probabilmente subito tutti in Africa. Ma non perché son neri, ci mancherebbe; lui non è
razzista. E’ che per restare, questa gente dovrebbe fare come gli italiani: farsi una casa
dove prendere la residenza, farsi assumere o prendere la partita iva e aprire
un vero negozio (altro che tappetino per terra), e magari vestirsi bene, andare
a messa e meglio ancora comprarsi un’Alfa Romeo sportiva, possibilmente rossa.
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Per coloro che provano avversione (istintiva o ragionata che sia) per gli immigrati neri che popolano le nostre zone che, a seconda della loro fortuna e della serietà dei loro datori di lavoro, sono: lavoratori regolari, lavoratori al nero, ambulanti autorizzati, o ambulanti non autorizzati, si ricordino della vicenda di Cheikh Sarr e della sua istintiva, inusuale e mal ripagata generosità.
Cheikh, che lasciò a uno sconosciuto il suo posto sulla Terra
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Per coloro che provano avversione (istintiva o ragionata che sia) per gli immigrati neri che popolano le nostre zone che, a seconda della loro fortuna e della serietà dei loro datori di lavoro, sono: lavoratori regolari, lavoratori al nero, ambulanti autorizzati, o ambulanti non autorizzati, si ricordino della vicenda di Cheikh Sarr e della sua istintiva, inusuale e mal ripagata generosità.
Cheikh, che lasciò a uno sconosciuto il suo posto sulla Terra